29 gen 2015

E se provassimo con un massaggio?

Diciamocelo, cosa c'e' di piu' rilassante di un bel massaggio a fine giornata? Quando io e mio marito eravamo fidanzati lo viziavo con interminabili massaggi che andavano dalla punta delle dita dei piedi alla nuca. Tornava a casa stanco e stressato dopo una giornata di lavoro e diceva di rinascere grazie a quei momenti di totale relax. 
Ora immaginiamo i nostri piccoli che improvvisamente passano da un ambiente caldo, accogliente, dai suoni ovattati come la pancia della mamma ad un mondo pieno di luci, suoni, odori, figure che si muovono velocemente intorno a loro... Un vero e proprio trauma! Perche' allora non provare a tranquillizzarli e a coccolarli con un dolce massaggio? 
Il contatto fisico tra mamma e neonato rassicura il piccolo, lo aiuta a rilassarsi,  a dormire piu' in fretta e piu' a lungo, migliora la circolazione sanguigna, previene stitichezza, diarrea, coliche gassose, insonnia e irritabilita'. Un vero toccasana!



E' bene procedere a massaggiare il bimbo quando e' a stomaco vuoto, prestando attenzione alla temperatura dell'ambiente (e delle nostre mani!) ed evitando pressioni sulla colonna vertebrale e sulla testa (zone estremamente sensibili). Cerchiamo di concentrarci su quello che stiamo facendo, usiamo gesti, sguardi e parole per comunicare tutto il nostro amore, trasformando questo momento in uno spazio quotidiano di intimita' con il nostro fagottino. 
Possiamo iniziare a praticare il massaggio neonatale fin dal primo mese di vita, trasformando i nostri movimenti col passare del tempo. Per un neonato l'ideale sono tocchi lievi e superficiali, carezze delicate compiute sfiorando la pelle con le dita, mentre per un bimbo che ha superato l'anno si puo' iniziare a "disegnare" coi polpastrelli sulla sua schiena e sulla pancia rendendo questa attivita' un gioco divertente. Dopo i 3 anni sara' il bimbo a dirci cosa gli piace, possiamo provare il movimento "dell'impasto" nella schiena, quello del "rastrello" facendo scorrere le dita dalle spalle verso i glutei, il "picchiettio" sulle spalle etc...
Cerchiamo di usare oli naturali che non provochino reazioni allergiche e dopo aver compiuto un massaggio della durata di 15/30 minuti facciamo un bel bagno caldo al nostro piccolino. Il relax e' assicurato, alcune mamme sostengono che neonati di 4/5 mesi dormivano fino a 12 ore la notte dopo essere stati massaggiati la sera prima della pappa... mito o realta'? Provare non costa nulla, fatemi sapere se realmente funziona con i vostri monelli!

28 gen 2015

Cosa fare se un bambino batte la testa

Non conosco i vostri figli ma se tutti fossero vivaci e monelli come il mio ci sarebbero parecchie mamme interessate all'argomento del post di oggi. Lorenzo corre sempre e cade spesso, batte la testa in avanti, all'indietro, di lato... chi piu' ne ha, piu' ne metta! Mi sono quindi dovuta informare a riguardo, per poter capire come comportarmi e quando preoccuparmi. 
Le botte in testa spaventano parecchio i genitori, ma nella maggior parte dei casi fortunatamente tutto si risolve con poche cure domestiche. Per far sgonfiare il bernoccolo e' utile applicare del ghiaccio (o dei surgelati) avvolto in un panno. In caso di ferita sanguinante e' sufficiente lavarla con acqua corrente e passare una garza imbevuta di disinfettante. Se l'emorragia non si arresta bastera' comprimere la zona per circa 10 minuti ed applicare un cerottino che eviti l'insorgere di infezioni. 
Le ossa del cranio dei piccoli sono molto robuste ed elastiche mentre la cute del cuoio capelluto e' ricca di vasi sanguigni (per questo il sanguinamento e' cosi abbondante) e di terminazioni nervose (che provocano dolore e si gonfiano). 
In caso la ferita sembri molto profonda e' bene recarsi al pronto soccorso per applicare qualche punto di sutura.



Segnali da non sottovalutare per scongiurare una commozione celebrale:
- forte ma di testa
- nausea o vomito
- convulsioni
- perdita di sangue dall'orecchio o dal naso
- forte dolore al collo
- comportamenti anomali del bambino (si muove in modo confuso, avverte debolezza al braccio o alla gamba, piange o si agita piu' del solito...)

Anche nel caso il bimbo riprenda a giocare e sembri tutto a posto e' bene osservarlo nelle 24 ore successive, sopratutto nel caso dorma dopo poco tempo dalla caduta. Il piccolo puo' essere lasciato dormire ma sara' bene svegliarlo ogni 3 ore circa per controllare che sia tutto a posto.
Naturalmente spettera' a noi genitori valutare la gravita' del caso, considerando l'altezza da cui il bimbo e' caduto e la zona della testa in cui ha battuto (la parte piu' delicata e' al nuca ovvero la parte posteriore della testa subito sopra il collo).

26 gen 2015

L'importanza del gioco all'aria aperta

Giocare all'aria aperta fa bene in ogni stagione dell'anno. Uscendo dalle quattro mura domestiche i bambini scoprono il mondo, sviluppano la socialita' e l'apprendimento, aumentando il loro benessere psico-fisico. Osservare la natura, fiori e foglie dai mille colori, sassolini e pezzetti di legno con le loro svariate forme, nuvole che si muovono, il sole che tramonta, uccellini che volano e cinguettano consente ai nostri piccoli di sperimentare ed affinare i sensi. 


I benefici che i nostri bimbi traggono dal gioco all'aria aperta sono molteplici:
- sfogano la loro creativita' (e le loro interminabili energie!)
- riducono lo stress
- si sviluppano dal punto di vista motorio gattonando, correndo, saltando
- fanno attivita' aerobica, esercizi di rafforzamento muscolare ed osseo
- stimolano la produzione di vitamina D


Purtroppo i bambini di oggi passano la maggior parte delle loro giornate in ambienti chiusi, tra le mura domestiche o in quelle scolastiche. E' importante invece che fin da subito il bimbo possa godere dei benefici che porta il contatto con la natura. Permettiamo ai nostri piccoli di sporcarsi con il fango, di annusare la terra, di sfregare le foglie nel faccino... Esplorare elementi naturali quali la terra, i sassolini, la sabbia, le foglie, i fiori, gli insetti aiuta il bimbo a creare un vincolo con la natura, a dare vita alla sua creativita' e a ricaricarsi di energia positiva. 
Lasciamo i nostri piccoli liberi di muoversi, di sporcarsi, di sbucciarsi un ginocchio (puo' capitare e non e' la fine del mondo!). Abbandoniamo le nostre solite ansie e smettiamola di passare il tempo gridando "Non correre che ti fai male", "Non salire su quell'albero", "Non ti allontanare", "Non toccare". In questo modo non facciamo altro che annientare il naturale istinto dei bimbi al gioco libero, trasmettendogli la paura dell'esterno e degli estranei. 
Passiamo piu' tempo possibile insieme ai nostri bambini al parco, scegliendone uno il piu' spazioso possibile, che permetta loro di assaporare la liberta' e le vibrazioni positive che trasmettono gli ampi spazi esterni. Stare alla luce del sole ci rendera' solari e vitali, un vero toccasana! 




25 gen 2015

Le 7 idiozie sulla crescita dei bambini

Recentemente ho sentito parlare del libro "Le 7 idiozie sulla crescita dei bambini". Il volume  sfata alcuni miti relativi all'educazione che, a parere degli autori, non sarebbero coerenti con i bisogni emotivi dei bambini. 

1) CAPRICCI: i capricci sono solo capricci. I momenti di capriccio dei bimbi vanno ignorati, il piccolo va fatto sedere in un angolino in modo che possa riflettere, elaborare quello che gli sta succedendo e calmarsi.
---> E se invece tentassimo di capire il motivo di quei comportamenti?

2) PIANTO: lascialo piangere, prima o poi smettera'. Quando si sveglia piangendo molti consigliano di lasciarlo piangere perche' si deve abituare a riaddormentarsi da solo.
--> E se invece cercassimo di essere sempre disponibili standogli vicino, confortandolo, magari portandolo con noi nel lettone. Tutti i bambini vivono vari stress (paura del buio, tensioni nell'ambiente esterno, malesseri fisici...), sta a noi genitori capire il motivo del disagio che manifestano piangendo.

3) EGOCENTRISMO: fallo socializzare cosi impara a stare con gli altri.
--> Da 0 a 7 anni il bimbo vive una fase egocentrica in cui ha bisogno della mamma. In questo periodo necessita di uno spazio privilegiato con l'adulto in modo da aumentare la sua sicurezza ed autostima. Far invedere il suo territorio da altri bambini servira' solo a farlo diventare egoista ed egocentrico da grande.

4) REGOLE: perche' non mi ascolta?
--> L'esempio e' la migliore strategia. No a ripetizioni snervanti delle regole o peggio ai ricatti. Si al divertimento e al gioco. Un ambiente rilassato e gioioso diventa terreno ideale affinche' i bambini imitino l'adulto quando si lava, apparecchia la tavola, riordina le cose...

5) ALIMENTAZIONE: mangia solo schifezze.
--> Il legame tra il cibo e l'affettivita' e' molto stretto nei bambini. Quando vivono difficolta' (incomprensioni, arrabbiature, delusioni, carenza di attenzioni...) o attraversano momenti difficili spesso si rifiutano di mangiare. Coinvolgere il bambino nella preparazione del cibo gli dara' la possibilita' di "fare amicizia" con lui, apprezzandone maggiormente il valore.

6) APPRENDIMENTO: ripeti piu' volte cosi impari meglio la lezione.
--> La scuola non va vissuta come un peso o una gara a chi prende il voto piu' alto. Le attivita' scolastiche devono essere divertenti e lasciare spazio alla creativita' del piccolo. Deve imparare le unita' di misura? Portiamolo a fare un giro al mercato per impararle facendo la spesa!

7) ADOLESCENZA: e' arrivata la crisi adolescenziale, questa casa non e' un albergo!
--> Se si manifesta una crisi tra genitori e figli e' inutile dare la colpa agli ormoni e al fatto che non esistano piu' i giovani di una volta. Proviamo invece a ricercare le radici di queste incomprensioni e a porvi rimedio. Un adolescente sembra indipendente ed autonomo ma in realta' ha ancora tanto bisogno dell'affetto e della guida dei genitori. Comprensione, autorevolezza ed affetto non devono mancare.

Gli autori ci suggeriscono di valutare sempre il metodo che stiamo usando, chiedendoci se nostro figlio si sente rispettato e compreso e come ci sentiremmo noi al posto suo. A volte non siamo noi genitori ad essere sbagliati ne i nostri figli ma i metodi che utilizziamo. E i metodi si possono sempre migliorare... Buona lettura!


23 gen 2015

Missione spannolinamento

Credo che togliere il pannolino sia una delle missioni piu' ardue insieme a smettere di allattare e a farli dormire una notte intera nel loro lettino. In rete si trovano molte testimonianze, suggerimenti di pediatri ed esperti, libri, canzoncine, dvd e... chi piu' ne ha piu' ne metta!
Innanzi tutto e' importante capire se il bimbo e' pronto. Verso i 18/20 mesi inizia a collegare la cacca e la pipi a se stesso, realizzando che e' lui ad averli fatti. Da questo momento in poi comincia ad avvertire i segnali che gli indicano che sta per fare i suoi bisogni. Questo gli permette di trattenerli, contraendo gli sfinteri e i muscoli della vescica e dell'ano. 
Per alcuni bimbi l'avventura spannolinamento inizia quando cominciano ad avvisare la mamma di aver fatto la cacca o la pipi, altri invece restano asciutti tra un cambio e l'altro. Ogni bambino ha insomma i suoi tempi e le sue modalita' di farci capire che e' pronto. E' comunque pensabile iniziare a togliere il pannolino a partire dai 20 mesi nelle ore diurne e a partire dai 2 anni e mezzo/3 durante la notte.
Il periodo migliore e' la primavera/estare, quando i bimbi sono poco vestiti e tutto si asciuga piu' velocemente: dal tappeto persiano ai pantaloncini! 
Le regole di base sono:
1) non rimproverare mai il piccolo in caso di "incidenti" e non mettergli mai fretta
2) incoraggiare e lodare il bimbo ogni volta che fara' i bisogni nel vasino
3) non cedere alla tentazione di gettare la spugna e rimettere il pannolino




Possiamo provare a compiere una sorta di "percorso a tappe" con il nostro piccolo. Iniziamo lasciando in giro il vasino e facendogli prendere confidenza con lui. Poi proviamo a lasciarlo in mutandine, invitandolo a sedersi sul vasetto a orari piu' o meno fissi (ogni mezzora o ogni ora). Durante questi momenti proviamo ad intrattenerlo con una storiella. Prima o poi la fara'! Dopo qualche settimana in cui il bimbo riesce a rimanere asciutto di giorno possiamo provare a togliere il pannolino anche di notte.

Ecco come sto pensando di armarmi per affrontare lo spannolinamento di Lorenzo:
1) Vorrei scegliere insieme a lui un bel vasino colorato con i disegni dei suoi personaggi preferiti o che suona quando si riempie.



2) Sto acquistando mutandine e boxer "da grande" e pantaloncini morbidi con l'elastico in vita (comodi e veloci da abbassare e alzare)


3) Su Youtube ho trovato una filastrocca carina di Angelique Felix che mi piacerebbe cantassimo quando lo invitero' a provare a fare i suoi bisognini nel vasino (ogni ora circa):

Tutti i bimbi
grandi e piccolini
fanno la pupu' e fanno la pipi.
Metti il pannolino
o falla sul vasino
non importa!
Solo chiamaci:
mamma, papa'
mi scappa la pipi!

4) Ho acquistato il libro "Il vasino del pirata" da leggere negli interminabili momenti che tracorreremo insieme nel bagno


5) Sto procurando verie cerate e lenzolini, da usare di notte. Seguiro' il consiglio di una mamma che mi disse di mettere una cerata e poi un lenzuolino, una seconda cerata e poi un secondo lenzuolino, in modo da avere un lettino pronto in caso Lorenzo bagni il letto.

Per il bambino l'abbandono del pannolino, suo fedele amico fin dalla nascita, e' un momento delicato. Si puo' iniziare prestissimo oppure verso i 3 anni ed impiegarci una settimana oppure 6 mesi. 
Il segreto come sempre e' Non Avere Fretta. 

22 gen 2015

Bambini bilingue? Ecco come

Chi e' il bambino bilingue? Un bambino che e' in grado di parlare contemporaneamente due lingue fin dal momento in cui inizia a dire le prime paroline. Questo grazie al fatto di aver ascoltato, fin dalla sua nascita, due lingue diverse. Solitamente questa necessita' sorge quando i genitori del bambino in questione parlano due lingue diverse. Negli ultimi anni a questa casistica si sta' aggiungendo quella di chi desidera che il figlio impari fin da subito l'inglese oltre all'italiano.


Crescere un bimbo bilingue non e' difficile come sembra. Ci vuole solo un buon metodo, costanza e pazienza. Siete scettici e pensate che il bilinguismo interferisca nell'apprendimento delle lingue? State tranquilli, numerose ricerche dimostrano come sia sbagliato pensare che l'insegnamento di una seconda lingua rallenti l'apprendimento di quella materna. Il bimbo infatti acquisisce le sue lingue simultaneamente.
Ecco quali sono i 3 principali metodi usati:
1) Una persona una lingua. Il primo metodo e' quello piu' diffuso nel mondo e consiste nel fatto che ogni genitore parli una sola lingua (ad esempio il papa' parla solo in inglese e la mamma solo in italiano). In questo modo il bambino ascoltera' due lingue diverse e automaticamente cerchera' di impararle tutte e due. Il metodo non funziona quando uno dei due genitori dedica pochissimo tempo nel parlare la sua lingua rispetto all'altro.
2) Lingua minoritaria a casa. ll secondo metodo consiste nel parlare una seconda lingua tra le mura domestiche. Questo metodo rallenta un pochino l'apprendimento della lingua principale ma il bimbo recuperera' una volta che iniziera' a frequentare l'asilo, la scuola e gli ambienti esterni a quello di casa.
3) Momenti diversi, lingua diversa. Il terzo metodo consiste nell'organizzare momenti diversi in cui parlare lingue diverse. Si puo' ad esempio parlare italiano il lunedi, mercoledi, venerdi e la domenica mentre l'inglese il martedi, giovedi e sabato.


Qui a casa abbiamo adottato il primo metodo: papa' parla in portoghese e mamma in italiano. Ho introdotto inoltre dei momenti in cui imparare l'inglese, attraverso le puntate di Peppa Pig in lingua originale (che Lorenzo adora!) e alcune canzoncine carine trovate su Youtube.







21 gen 2015

Primi dentini: disturbi e consigli

Il processo di eruzione dei denti decidui (comunemente chiamati "da latte") segue ritmi diversi in ogni bambino. Il primo dentino spunta in genere verso il sesto mese di vita. In alcuni bimbi puo' avvenire un paio di mesi prima mentre in altri puo' ritardare di due o tre. L'importante e' che nasca entro i 12/13 mesi di vita, in caso contrario e' bene rivolgersi al pediatra. Entro i 3 anni la dentatura e' completa e resta tale fino ai 6 anni circa, quando i dentini decidui cominciano a cadere per far posto ai denti permanenti. 
Quello che invece non cambia e' l'ordine con cui spuntano. Ecco di seguito il calendario della dentizione:

Schema di dentizione

Vi sono una serie di disturbi che talvolta rendono il piccolo particolarmente irritabile durante la dentizione. Sono manifestazioni dolorose che non sempre si presentano e che comunque si risolvono da sole entro alcuni giorni. Ecco alcuni consigli:
1) Gengive gonfie. Il dentino spinge e le gengive si infiammano provocando fastidio e a volte dolore. Per alleviare l'infiammazione possiamo passare una garza imbevuta di acqua fredda, spalmare una pomata/gel indicata dal pediatra od utilizzare i massaggia gengive (giocattoli in gomma ruvida che contengono un liquido refrigerante). Se preferite le soluzioni "naturali" a partire da 6/7 mesi e sotto la vostra sorveglianza, offrite al piccolo carote, finocchi, pezzi di pane, preferibilmente freddi. 
2) Salivazione abbondante. L'aumento di salivazione e' una reazione dell'organismo che tenta di alleviare il fastidio provocato dalle gengive gonfie. Asciugate frequentemente la bocca e coprite mento e contorno bocca con un velo di pasta protettiva (quella che si usa per l'area del pannolino) in modo da proteggere la pelle dall'irritazione della saliva. 
3) Febbre e diarrea. Qualche linea di febbre o un po' di diarrea possono comparire. Niente paura, sono generalmente una conseguenza delle gengive infiammate. Per combattere la diarrea date spesso da bere al bimbo che in questo modo reintegrera' i liquidi perduti ed inserite nell'alimentazione una crema di carote e mela che ha un effetto astringente.
4) Agitazione. Il bimbo puo' apparire nervoso, irritato, piangnucolone... L'unico rimedio e' armarsi di pazienza e coccolarlo piu' del solito.



E' importante non sottovalutare mai episodi di diarrea e/o febbre prolungati. Molte mamme associano questi disturbi al fatto che il bambino stia mettendo i denti ma non sempre e' cosi. E' preferibile consultare il pediatra se le scariche sono liquide, abbondanti e persistenti, sopratutto se accompagnate da febbre. Il rischio e' infatti di trascurare una reale malattia che con la dentizione non ha proprio nulla a che vedere.

20 gen 2015

Tutti insieme nel lettone?


Sono molti i bambini che passano una o piu' notti nel lettone con mamma e papa' o che si rifiutano a lungo di dormire nel loro lettino. Lorenzo ha sempre dormito nel suo lettino, fino agli 8 mesi in camera nostra affianco al lettone e poi nella sua cameretta. Il problema si e' posto da quando abbiamo tolto la spondina per evitare che si buttasse giu'. Adesso il monello dorme meta' notte nel lettino in cameretta e poi verso le 3/4 di mattina migra autonomamente nel nostro lettone. In merito a questa scelta ci sono genitori favorevoli e altri assolutamente contrari.


Comunemente chiamato co-sleeping, il dormire tutti insieme nel lettone racchiude almeno 4 benefici:
1) I bimbi si sentono piu' sicuri e quindi si addormentano piu' velocemente
2) La mamma non viene svegliata nel cuore della notte dal pianto del piccolo
3) L'allattamento diventa piu' semplice
4) Vi e' una maggiore connessione tra genitori e figli



Di giorno il bambino, anche durante il gioco, non supera una certa distanza dalla mamma e ne controlla di tanto in tanto la vicinanza con lo sguardo. La madre fa altrettanto, cercando di avvicinarsi se il bimbo si allontana troppo. Questo comportamento complementare e reciproco si manifesta intensamente fino alla fine del 3 anno, rimanendo attivo per tutta la vita ma in forme sempre piu' blande. Di notte il bimbo solo nella sua culla quando si sveglia vive questa ansia causata dalla separazione e cerca di ricongiungersi alla mamma. 
Una mamma attenta ai bisogni del bambino, che risponde in maniera costante, coerente e sensibile alle sue richieste di vicinanza e rassicurazione insegnera' al suo bimbo che anche se non c'e' fisicamente lei e' li pronta ad accorrerre al bisogno. Piu' al piccolo sara' data la possibilita' di stare vicino alla madre quando lo richiede piu' sara' capace in seguito di star da solo. Sembra un paradosso vero? Invece piu' questo suo desiderio di dipendenza verra' accolto da piccolo e piu' facilmente diventera' autonomo da grande. 
Fornire un co-sleeping "a richiesta" (nel caso di malattie, brutti sogni, cambiamenti particolari o quando sentiamo che il nostro bimbo ha bisogno della nostra vicinanza) e' probabilmente la strategia piu' giusta. Questa soluzione non minaccia l'intimita' della coppia ne il bisogno di rassicurazione dei nostri piccolini che dovrebbero, verso i 2/3 anni, scegliere autonomamente di dormire nel lettino privilegiando la loro cameretta al lettone. 



19 gen 2015

Bambini e animali: crescere insieme fa bene

"Ogni cucciolo dovrebbe avere un bambino" scrisse Konrad Lorenz. Bambini e animali hanno infatti molto piu' in comune di quanto si pensi. Cani e gatti, in particolare, riescono ad instaurare un rapporto profondo con i piccoli di casa. A 2 anni il bimbo sara' attratto dalla diversita' fisica dell'animale (grandi orecchie, pelo semplice, coda, buffi movimenti...) mentre verso i 4/6 anni si sentira' piu' responsabilizzato e attratto da questa relazione.
Volete sapere quali benefici comporta il crescere insieme? Eccoli: 
- con un animale in casa la vita diventa piu' divertente ed avventurosa
- un amico peloso incuriosisce, stimola, fa compagnia, rassicura e consola
- un animale insegna al bambino sentimenti come l'attenzione verso l'altro, la generosita', l'amore incondizionato e disinteressato
- se per un bambino piccolo l'animale di casa e' un compagno di giochi per un bimbo grande diventa un confidente a cui rivolgersi nei momenti importanti o difficili, raccontando delusioni e segreti. 
- avere un animale domestico insegna al bambino come prendersi cura di lui, ovvero il concetto di responsabilita'
- un animale permette al piccolo di affrontare i grandi temi della vita: la nascita, l'accoppiamento, la morte...
- un amico peloso favorisce le attivita' all'aria aperta 


Compagno di gioco, confidente, sicurezza affettiva, aiuto per superare smarrimenti. Il cane e' l'animale che meglio si adatta alla convivenza con un bambino. Alcune attenzioni sono comunque necessarie da parte di noi genitori. Prestiamo attenzione ad alcune situazioni che potrebbero celare un pericolo per i nostri bimbi come nel caso inizino a tirare coda, orecchie, pelo del cane o provino a prendere un oggetto a cui l'animale e' affezionato, del cibo che sta mangiando o ancora si avvicinino con l'intenzione di svegliarlo. Sono esempi di comportamenti che potrebbero irritare o spaventare l'animale, scatenando comportamenti aggressivi. Attenzione anche ai momenti in cui il cane inizia a giocare e correre per la casa o saltare addosso alle persone. Pur avendo buone intenzioni qualcuno potrebbe farsi male! 
Il gatto ha una personalita' diversa dal cane. Alcuni sono mansueti e si lasciano coccolare mentre altri non simpatizzano molto coi bimbi e reagiscono scappando o rivelandosi aggressivi. Saranno quindi i genitori a valutare il carattere del micio in questione, insegnando ai propri bimbi a rispettare i tempi del gatto ed il suo bisogno di indipendenza.


Molti di noi (io ero una di questi!) sono spaventati dai problemi igienici che potrebbero derivare dal possedere un animale domestico. Se l'animale e' sano (regolarmente vaccinato e sottoposto a controlli periodici dal veterinario)  e si rispettano le normali regole igienico-sanitarie (lavare quotidianamente le ciotole e periodicamente la cuccia) non c'e' alcun rischio per la salute del bambino. Anzi, una ricerca pubblicata a giugno sulla rivista Pediatrics dimostra che i bambini che hanno vissuto durante il primo anno di vita con un animale domestico si ammalano meno frequentemente. Lo studio rivela che vivere in un ambiente troppo pulito non e' l'ideale per i piccoli che hanno invece bisogno di stimolare le loro difese immunitarie. Lo sporco e i microbi portati in casa dagli animali domestici sembra rafforzino le comunita' di batteri, lieviti utili e altre creature microscopiche che vivono nel corpo di un bambino nella prima fase di sviluppo. Ovviamente a tutto c'e' un limite!!! Non e' necessario far dormire i figli in mezzo ai loro animali domestici per scongiurare malattie ed allergie!

Qui in casa abbiamo un cagnolone di nome Marley e due gattini: Romeo e Giulietta. I gattini hanno due personalita' molto diverse, la gatta si lascia coccolare tranquillamente e non reagisce mai, neppure quando Lorenzo si dimostra un pochino aggressivo, mentre Romeo non appena lo vede arrivare scappa via il piu' lontano possibile!!! Con Marley Lorenzo ha un rapporto speciale. Adorano giocare, stanno crescendo insieme e sono entrambi due cuccioli coccoloni e giocherelloni. Confesso di non essere stata molto entusiasta all'inizio quando mio marito si e' presentato in casa con il cucciolo ma dopo essermi documentata e aver visto di persona il meraviglioso rapporto che mio figlio ha instaurato con lui, l'affetto e la felicita' che prova nello stare insieme mi sono dovuta ricredere! Certo non sono una di quelle mamme che lasciano entrare gli animali in casa... stanno rigorosamente fuori, Lorenzo ci gioca all'aria aperta  e poi via a farsi un bel bagno! 

Lorenzo e Marley
La presenza di un amico a 4 zampe nella vita dei nostri piccoli puo' rappresentare quindi un valore aggiunto all'educazione e al tipo di esperienze che intendiamo far vivere loro. I bambini che crescono con gli animali hanno sicuramente una capacita' empatica di leggere e comprendere le emozioni e i comportamenti altrui maggiore. Bimbi e animali: una amicizia per la vita e un insegnamento per il futuro!

18 gen 2015

L'importanza del buon esempio


Un ultimo pensiero prima di andare a letto...
I bambini ci guardano e io mi chiedo: sto dando un buon esempio? Non a parole... coi fatti!




Bimbi autonomi = Bimbi intelligenti

Recenti studi condotti dall'Universita' di Montreal, in Canada, hanno dimostrato che piu' i bambini crescono autonomi e piu' sviluppano le loro capacita' cognitive, ovvero la loro intelligenza. 
Per supportare l'autonomia dei loro piccoli le mamme devono cercare che essi di fronte ad un problema attivino un processo cognitivo che lo analizzi, riuscendo cosi ad escogitare una soluzione. Il genitore deve inoltre sapersi mettere nei panni del bimbo, riponendo fiducia in lui, incoraggiandolo e lasciandogli avere un ruolo attivo, in modo che faccia delle scelte e, perche' no, che sbagli.
E' nei primi 3 anni di vita che si pongono le basi per uno sviluppo sano dell'autonomia, sopratutto quella psicologica. E' un processo che il bambino percorre insieme a mamma e papa', in cui i suoi progressi sono strettamente correlati a quelli dei suoi genitori.
Lo svezzamento, l'iniziare a camminare, mangiare da solo, poter prendere gli oggetti che gli interessano sono piccoli passi verso una autonomia sempre maggiore. Il bimbo passa dalla dipendenza assoluta dei primi mesi in cui si sentiva un tuttuno con la mamma ad una dipendenza relativa in cui si rende conto delle cure che i genitori gli forniscono ed inizia ad essere consapevole della sua dipendenza. Dai 6 mesi ai 2 anni il bimbo inizia a percepire che la madre e' necessaria e per questo vive con ansia il distacco da lei. E' importante dunque che sviluppi gli strumenti necessari ad affrontare serenamente l'allontanamento (anche in vista dell'entrata alla scuola materna). La terza fase e' infatti chiamata "il cammino verso l'indipendenza", in cui il bimbo impara ad affrontare il mondo e le sue complessita'. Un rapporto esclusivo troppo prolungato finirebbe col danneggiare il bimbo. Per questo nel secondo e terzo anno di vita i genitori dovrebbero passare dagli atteggiamento protettivi al dare spazi e regole.
Da evitare pero' richieste eccessive, iperprotezione e trascuratezza. Non possiamo pretendere da loro cose che non sono ancora in grado di fare ma neppure sostituirci completamente ai nostri figli! Diamogli la liberta' di mettersi alla prova, senza scordarci che sono piccolini ed hanno tanto bisogno delle nostre coccole ed attenzioni!


Ecco alcuni consigli pratici su come rendere i nostri bimbi autonomi:
1) Non sostituiamoci a loro in ogni minima incombenza
2) Lasciamoli fare da soli (lavarsi, spogliarsi, vestirsi, mangiare...) cercando di insegnarli a compiere questi gesti nel modo piu' preciso e raffinato possibile
3) Coinvolgiamoli nelle piccole faccende di casa (preparare la tavola, rifare il letto, mettere in ordine...)
4) Proponiamo cose leggermente superiori alle loro capacita'
5) Non ostacoliamoli quando prendono una iniziativa 
6) Lasciamogli la possibilita' di sbagliare e di autocorreggersi
7) Rendiamoli consapevoli delle loro capacita' elogiando le loro conquiste
8) Rafforziamo la loro consapevolezza che possono far da soli
9) Facciamogli capire che l'errore e' una occasione per imparare e diventare migliori

Nella semplicita' di ogni giorno si nascondono grandi lezioni, l'importante e' evitare di commettere l'errore di sostituirci ai nostri figli perche' non c'e' tempo (un bimbo che prova a fare da solo si sa che puo' sporcare, fare disordine, impiegarci una eternita'... armiamoci di un po' di pazienza!). Abituiamoli a reggere il biberon, ad usare il cucchiaio per mangiare da soli, ad evitare il passeggino se sanno camminare, a lavarsi le manine prima di mangiare...
Il messaggio che trasmetteremo loro sara': mi fido di te, puoi farcela, sfida il mondo diventando grande! 




16 gen 2015

Come invogliare i bambini alla lettura

Credo che l'amore per la lettura sia una passione che ho ereditato da mia mamma. L'ho sempre vista leggere nel poco tempo libero che aveva. Quando io e mia sorella eravamo piccole ci portava in biblioteca e io divoravo 4/5 libri alla settimana, facile come bere un bicchier d'acqua! 
Sono fermamente convinta che leggere apra la mente e contribuisca allo sviluppo emotivo del bambino. Per questo vorrei riuscire a trasmettere l'amore verso la lettura a mio figlio. 
Un bimbo non e' mai troppo piccolo per la lettura, noi abbiamo iniziato da subito coi libri sensoriali e tattili, perche' anche le mani sanno leggere!! 



Al momento i libri che preferiamo sono quelli ricchi di immagini coloratissime, da cui poter imparare i nomi degli animali, i colori, gli oggetti di uso quotidiano... Qui in Brasile ci siamo iscritti ad una sorta di club per piccoli lettori, in cui esperti selezionano mensilmente due libri e li inviano a casa in una bella scatola rossa e gialla. Insieme ai libri riceviamo anche un volantino che contiene alcuni suggerimenti di lettura e le motivazioni che li hanno spinti verso la scelta di quei determinati titoli. Non so se anche in Italia ci siano cose simili...


Non ci sono segreti per motivare un bambino ad interessarsi verso la lettura. 
I miei "trucchi" sono i seguenti:
- cerco di renderla una attivita' divertente (abbiamo ad esempio dei libretti in plastica carinissimi che leggiamo durante il bagnetto)
- compro libri che mi sembrano interessanti
- chiedo sempre a mio figlio di scegliere il libro che vuole leggere
- sto instaurando una routine che comprende alcuni momenti "fissi" di lettura (a meta' mattinata, durante il bagnetto serale e prima della nanna)
- ho disposto tutti i libri di Lorenzo in un posto a lui facilmente accessibile in modo che non appena ne abbia voglia possa autonomamente prenderne uno e sfogliarlo. 


Se e' vero che non esistono ricette ideali per invogliare i nostri figli a leggere e' pero' altrettanto vero che nei primi anni di vita il bimbo emula quello che gli adulti fanno. Se mamma e papa' leggono gia' da piccolino sara' incuriosito dai libri. Iniziare fin da neonati diviene quindi importante, io l'ho fatto e per il momento sta funzionando. Speriamo che in futuro l'obbligo scolastico alla lettura non uccida tutto il piacere spontaneo, come spesso accade!

15 gen 2015

Consigli antistress di una mamma imperfetta

Non so voi ma ci sono giorni in cui schizzo sul serio. Devo ancora capire se capita quando dormo particolarmente male la notte (il che avviene quasi sempre a dire la verita'), quando Lorenzo fa il monello piu' del solito, in prossimita' del ciclo (qui in Brasile la chiamano TPM) o quando sto troppo dentro casa... Fatto sta che quando arrivano questi momenti di stress si salvi chi puo'!! 
I miei tentativi quotidiani di essere multitasking spesso e volentieri cozzano con la sensazione di non riuscire a tenere sotto controllo spesa, lavoro, pappe del pupo, lavatrici, cose da stirare, corsi online che vorrei seguire, preparazione manicaretti per il maritino, pulizia della casa e molto altro ancora. Naturalmente in questi momenti il clima con partner e figlio si fa teso, non giovando al miglioramento della situazione, anzi. 

Come fare dunque per superare armoniosamente questi attimi di sconforto care mamme?
1) Rinunciare alla perfezione. Nel mondo reale nessuno e' perfetto, benvengano dunque gli errori e le imperfezioni da cui noi e i nostri bimbi possiamo imparare tantissimo.
2) Prendere del tempo per se stessi. Non e' facile trovare lo spazio ed i momenti giusti ma dobbiamo cercare di saper ritagliare dei momenti per nutrire il nostro spirito e le nostre passioni (io l'ho fatto decidendo di aprire questo blog!).
3) Non scordare di avere un marito. Con l'arrivo dei figli il rapporto subisce un brusco cambiamento, non dobbiamo scordarci di usare un po' delle nostre energie per curare la relazione con il partner. L'amore e' come una pianta, ha bisogno di cure quotidiane per crescere sana e rigogliosa.
4) Respirare. Prima di parlare (spesso prima di gridare!) o di agire in modo impulsivo facciamo un respiro profondo e riflettiamo. Ad ogni azione corrisponde una contro reazione. I nostri piccoli sono spugne, ci osservano e copiano tutto quello che facciamo.
5) Scegliere le battaglie. Ci sono cose che possono aspettare, passare momenti felici e spensierati con la propria famiglia non e' una di queste. Impariamo ad esempio a tralasciare alcune faccende domestiche e godiamoci di piu' la vita.
6) Chiedere aiuto. Il gioco di squadra e' importante, iniziamo a farci aiutare dai bimbi, dal compagno, dalla tata, da una nonna... siano esse persone che collaborano con noi in modo gratuito o retribuito.
7) Identificare le cause dello stress. Scrivere in un foglio di carta i motivi che ci fanno arrabbiare ci aiutera' a riflettere... Ci si rendera' conto che alcune cose sono realmentre banali (es. mi arrabbio quando il bimbo rovescia un bicchiere di succo per terra) e altre possono trovare una facile soluzione (es. se fare la spesa e' fonte di nervosismo si potra' andare al supermercato una volta la settimana e comprare un bel po' di cose in modo da avere una scorta di prodotti).
8) Prendere delle pause. Anche un semplice weekend fuori porta puo' spezzare la routine e ricaricare le nostre pile in modo straordinario. Al nostro ritorno potremmo riprendere gli impegni quotidiani con piu' gioia ed energia.
Proviamoci!



14 gen 2015

Secondo figlio: quando farlo?

La scelta di affrontare una seconda gravidanza costituisce una decisione che e' bene ponderare sia dal punto di vista psicologico del primogenito che da quello dei genitori, in particolare della mamma. Sono molti i dubbi e i timori che assalgono noi genitori, quando la famiglia cresce aumentano esigenze, ritmi e uscite finanziarie. Se nonostante queste paure il desiderio di una nuova maternita' e paternita' ha la meglio sorge un altro quesito: quando e' giusto fare un secondo figlio? 
Ci sono due correnti di pensiero, quelli che dicono:"fallo subito, non aspettare" e altri che sostengono: "fai crescere il primo e poi pensi al secondo". Chi ascoltare? Ovviamente non esiste una sola risposta. E' opportuno pero' tenere in considerazione alcuni fattori:
1) Lo sviluppo di un bimbo si completa intorno al secondo anno di vita. Dai 2 anni in poi sara' in grado di affrontare meglio l'arrivo di un fratellino/sorellina in quanto e' proprio questo il momento in cui il rapporto con la mamma si fa piu' sicuro ed acquista il senso di sicurezza che gli consente di comprendere che anche se la mamma lo lascera' per un po' di sicuro tornera'.
2) La fatica fisica di una mamma con figli che hanno 1anno/1 anno e mezzo di differenza e' notevole in quanto entrambi hanno ancora molto bisogno di lei e possono scattare rivalita' e competizione tra i due.
3) Il secondo anno e' importante per il bimbo, e' l'anno in cui effettua il suo percorso verso l'autonomia. Avere due bimbi estremamente dipendenti ma di eta' diverse comporta il rischio che la madre li tratti come bambini della stessa eta' o spinga il bimbo piu' grande a crescere troppo rapidamente.
4) L'utero di una donna torna alla normalita' dopo circa 2 anni dalla prima gravidanza. In linea di massima sarebbe meglio non programmare una seconda maternita' prima di 6 mesi (o un anno nel caso di taglio cesareo)
5) A 3 anni un bimbo inizia la scuola materna. Questo da un lato costituisce la sua prima esperienza "da adulto", e' una fase delicata in cui deve essere accompagnato e seguito, ma dall'altro lato consente alla mamma di avere mezza giornata in cui dedicarsi esclusivamente al nuovo arrivato


Detto questo, proviamo ad analizzare i pro e i contro delle varie differenza di eta':
1) 1 ANNO DI DIFFERENZA
Pro: I due cresceranno insieme, saranno compagni di giochi e divideranno esperienze e momenti di crescita. 
Contro: Due bimbi cosi' piccoli sono molto impegnativi da gestire e potrebbero mettere a dura prova la vita di coppia. Si corre il rischio inoltre di non godersi nessuno dei due piccoli perche' troppo indaffarate nel doppio ciclo nanna-pappa-cacca.
2) 2/3 ANNI DI DIFFERENZA
Pro: Il piu' grande e' gia autonomo e si puo' coinvolgere nella cura del nuovo arrivato, in modo da non farlo sentire escluso. Gli oggetti che sono serviti al primogenito possono essere usati per il secondo arrivato, ottenendo cosi' un bel risparmio economico.
Contro: La gravidanza puo' diventare faticosa se si deve star dietro ad un bimbo scatenato che corre qua e la e ha comunque bisogno di attenzioni, di essere preso in braccio, portato in giro, consolato...
3) PIU' DI 4 ANNI DI DIFFERENZA
Pro: Il primogenito e' gia' un ometto o donnina che puo' aiutarci in casa e col nuovo arrivato. Ognuno dei due avra' goduto del proprio tempo per essere piccolo e per crescere coccolato da mamma e papa', senza interferenze. 
Contro: E' molto probabile che spunti la gelosia. Il principino di casa ha ricevuto tutte le attenzioni per anni e ora si trova a dover dividere coccole, spazi, giochi etc con un fratellino.

Per quanto mi riguarda credo che la differenza di eta' ideale si assesti tra i 2 anni e mezzo ed i 3 anni. 
Alcuni genitori optano per il figlio unico pensando che in questo modo avra' l'amore, il sostegno e l'appoggio incondizionato ed esclusivo dei genitori. Io sono convinta invece che un fratello sia il regalo piu' grande che si possa fare ad un primogenito. Si mette al mondo il secondo figlio per amore verso il primo e magari si inizia a pensare pure al terzo...

http://www.cosedamamme.it/

12 gen 2015

Lo sviluppo del linguaggio da 0 a 3 anni

L'apprendimento linguistico e' un processo che ha inizio fin dalla nascita. Quello che il bambino sa dire e' la manifestazione della maturazione di varie competenze: ascolto e discriminazione di suoni e parole, competenze motorie, sviluppo cognitivo e affettivo. 
La prima forma di linguaggio che il bebe' usa e' il pianto. Piange quando ha fame, sete, freddo, sonno e per qualsiasi altro disagio fisico. Le prime 6 settimane di vita sono caratterizzate dalle vocalizzazioni, riflessi innati come i lamenti di dolore, i gridolini di gioia e svariati altri suoni gutturali. 
Tra i 2 e i 6 mesi iniziano le vocalizzazioni e il balbettio (ma, na, da, ta, go...). In questo periodo il neonato apprende a comunicare con l'adulto rispettando dei veri e propri turni di conversazione (ascolta l'adulto e riprende a parlare quando l'adulto sta zitto).
Verso i 6 mesi inizia la lallazione ovvero la ripetizione dello stesso suono attraverso l'emissione di brevi composizioni bisillabiche (ma-ma-ma, na-na-na, da-da-da, ta-ta-ta, go-go-go...).
Le prime parole fanno in genere la loro comparsa tra i 9 e i 13 mesi e sono vocaboli legati alle persone vicine al bimbo (mamma, papa', fratelli/sorelle), oggetti di uso quotidiano (cibo, vestiti, giocattoli...) o azioni compiute frequentemente (dormire, mangiare, salutare, vestirsi, leggere...). In questa fase il piccolo capisce il significato di alcuni verbi (vuoi?, dammi...) ed e' in grado di indicare alcune parti del suo corpo (dov'e' il naso?).
Ad 1 anno il bimbo esprime un concetto complesso attraverso l'uso di una sola parola, per dire ad esempio "Voglio andare nel mio lettino a fare la nanna" dice semplicemente "nanna". 
Tra i 15 e i 20 mesi il vocabolario e l'interazione con gli adulti si ampliano. Le frasi diventano piu' articolate e complesse. Il bimbo capisce molte piu' parole di quelle che sa usare. A 20 mesi il numero dei vocaboli triplica e intorno ai 2 anni inizia a formulare frasi che hanno 2 o 3 parole  (nome+verbo+aggettivo), dice il suo nome, conosce le parti del corpo delle altre persone (il naso della mamma), riconosce i colori, parla di lui in terza persone, identifica gli oggetti tramite il loro nome e per il loro uso.  Solo tra i 3/4 anni raggiungera' l'apprendimento delle strutture di base di tutte le frasi di una lingua.
Naturalmente ci possono essere differenze da bimbo a bimbo e va tenuto presente che le femmine in genere parlano prima dei maschi.


Come possiamo stimolare l'apprendimento del linguaggio dei nostri piccoli?
- 3/8 mesi: contatto fisico, sorriso, gioco del vocalizzare insieme, parlare con voce dolce e frasi brevi sopratutto quando ci si occupa di lui
- 8/12 mesi: usare frasi brevi, fare delle pause, denominare oggetti, vestiti, giochi, associare suoni ad oggetti, imitare e rispondere ai vocalizzi del bimbo
- 12/18 mesi: leggere libretti illustrati usando toni di voce diversi, recitare piccole filastrocche, cantare canzoncine, raccontare tutto quello che si fa con lui, gratificare gli sforzi che fa per produrre le paole
- 18/24 mesi: leggere brevi storie illustrate facendo diverse espressioni facciali, cantare canzoncine e fiabe corali lasciandogli finire le frasi
- 24/36 mesi: parlare in modo chiaro, semplice e corretto senza usare storpiature o diminutivi

Uno degli errori piu' frequenti commessi da noi genitori e' quello di usare diminutivi (guarda il cagnolino, che bella casettina...) non rendondoci conto che cosi' facendo le parole diventano molto lunghe e difficili da dire. Anche ripetere gli errori dei bimbi e' sbagliato. Le parole non vanno corrette ripetendole in modo sbagliato bensi' ripetendole correttamente (il bimbo dice "fLagola", io gli ripeto "Vuoi una fRagola?"). 
Un trucchetto che sto usando con Lorenzo e' quello di  non dargli le cose finche' non prova a dire il loro nome. Per lui e' molto piu' semplice indicare gli oggetti che vuole ma questo non favorisce lo sviluppo del suo linguaggio. 
Nel prossimo post parlero' dei bambini bilingue e di come insegnare una seconda lingua ai nostri piccoli.


11 gen 2015

Aiuto mio figlio mi picchia!

Venerdi sera, ore 17.30, supermercato affollato. Io e mio marito stiamo tentando di fare la spesa mentre Lorenzo inizia con i suoi capricci. Non vuole sedersi nel seggiolino del carrello, non vuole stare dentro al carrello, non ne vuole sapere di stare in braccio. Il suo obbiettivo al supermercato e' quello di prendere piu' prodotti possibile dagli scaffali e spingere qua e la' i carrelli degli altri clienti. Ci sono gia' dei precedenti... E' riuscito a rompere un pacco di pasta (ha scelto la marca piu' cara ovviamente), frantumare in mille pezzi un barattolo di olive ed uscirne illeso (immaginate lo sguardo degli altri clienti che subito hanno pensato "che madre snaturata") e infine mangiare gratis una banana nel reparto ortofrutti (aveva fame, perche' non servirsi da solo?). Quando lo prendo in braccio per impedirgli di continuare con le sue monellerie si contorce come una cobra impazzita e venerdi' e' diventato pure aggressivo. Ha iniziato a darmi schiaffi cosi' forti da farmi volare gli occhiali da vista sul pavimento e lo ha fatto per ben 2 volte. La mia reazione da mamma stanca e stressata sarebbe stata quella di dargli una bella sculacciata... Come comportarsi in questi casi?


Spesso le reazioni dei bambini ci appaiono eccessive e fatichiamo a comprenderle. Questi improvvisi scatti di rabbia e aggressivita' infantile costituiscono una normale manifestazione ed una emozione che stanno vivendo e non conoscono. Affinche' imparino a gestire e superare la frustrazione devono imparare ad accettarla e questo richiede un lungo processo. Il bimbo che riceve un "NO" per il fatto di non ottenere cio' che desidera si sente in collera, arrabbiato. Ecco come manifestera' questa frustrazione per la mancata realizzazione del suo desiderio:
- fino ai 18 mesi le sue reazioni saranno sopratutto fisiche in quanto non e' in grado di esprimersi a pieno attraverso le parole. In questa fare il morso rappresenta la manifestazione piu' frequente
- a 2 anni la sua aggressivita' comincia ed essere intenzionale. Via libera alle scenate animate da grida, calci e pugni. E' il loro modo di affermare la loro individualita'
- a 3 anni la rabbia si sposta dai genitori verso i coetanei e diventa un modo per trovare uno spazio nel gruppo.

La figura dell'adulto che interviene e' molto importante, il suo ruolo non deve essere aggressivo. L'aggressivita' non si combatte con l'aggressivita'. I bambibi imparano ad agire copiando quello che vedono in casa e al nido, il compito degli adulti deve essere dunque quello di mantenere la calma e affrontare il problema un po' alla volta.
- ad 1 anno l'adulto aiutera' il bimbo a capire l'effetto delle sue azioni, puntando sul lato emotivo. Si dovra' far capire ad esempio che la mamma sente dolore e diventa triste se la si picchia.
- a 2 anni si deve cercare di aiutare il bambino ad accettare l'altro e a condividere gli oggetti (a questa eta' spesso litigano perche' non vogliono condividere un giocattolo), spiegando il motivo per cui non si deve fare una determinata cosa e mostrandone le conseguenze. 
- a 3 anni si puo' iniziare a chiedere loro perche' lo hanno fatto, in questo modo il bimbo imparera' ed esternare i suoi sentimenti senza essere giudicato, a verbalizzare i conflitti e le sue intenzioni.

Quindi care mamme contiamo fino a dieci quando e' la nostra di rabbia a farsi sentire e l'unica soluzione sembra quella di dare una bella sculacciata... Impariamo con calma ad affrontare la situazione, diamo un momento al nostro bimbo per avere la possibilita' di calmarsi da solo e aiutiamolo a gestire la frustrazione, un sentimento con cui si dovra' scontrare per tutto il resto della vita. 

9 gen 2015

Imparare a mangiare da soli

Lorenzo non vuole piu' essere imboccato. E' un bimbo curioso e attivo che ha deciso di voler fare da solo. Punto. Non serve distrarlo con canzoncine, cartoni animati e belle parole. Vuole un cucchiaino in mano e via ai pasticci. Dopo i 6 mesi, con l'arrivo del seggiolone, ho iniziato a lasciarlo fare, sopratutto quando preparavo cose abbastanza semplici da poter essere mangiate con l'ausilio delle sole mani che non richiedevano grosse pulizie alla fine del pasto. Ma ora la cosa si sta facendo complicata, il rischio di farlo mangiare da solo e' che la pappa finisca tutta dritta dritta sul pavimento e la fame resti. Mi chiedo allora: come e quando insegnare ai bimbi a mangiare da soli?
Ovviamente ognuno ha le sue tappe ed i suoi tempi. Anche mangiare rappresenta un percorso graduale, e' importante pero' lasciargli la possibilita' di provare e ripetere. Intorno al 5 mese si puo' gia' dare loro un bicchiere con poca acqua dentro in modo che imparino a tenerlo con le loro manine. Per l'uso del cucchiaio ci vorra' piu' tempo e una buona dose di pazienza. Piu' spesso gli permetteremo di sperimentare e prima loro apprenderanno. All'inizio possiamo lasciarli provare e imboccarli allo stesso tempo, in modo sche si alimentino regolarmente. Fino al primo anno di eta' i bimbi generalmente hanno bisogno di un adulto che li allatti e li imbocchi. Bisogna aspettare intorno ai 18/24 mesi affinche' siano autonomi e capaci di usare correttamente le posate per mangiare.


Lorenzo ha 1 anno e 5 mesi e sta iniziando ora ad essere incuriosito dal cucchiaino, mangiare con le mani resta sempre estremamente affascinante per lui e io non gliel'ho mai vietato. E' un modo istintivo e naturale per far conoscenza con alimenti e oggetti di vario genere. Ma ora e' bene che inizi a familizzare con le posate. Anche questa attivita', come moltre altre, deve essere proposta come un gioco e ogni piccolo risultato necessita di essere lodato il piu' possibile. La tecnica migliore e' quella di andare dietro le spalle del piccolo, mettergli le manine nella posizione corretta con le posate e aiutarlo nel movimento di portarle dal piatto alla bocca. Dopo aver ripetuto questo movimento varie volte, il piccolo dovrebbe essere in grado di ripeterlo.
Inutile dire che ci deve assicurare che il bimbo sia seduto su una sedia adatta alla sua eta', che le posate debbano essere idonee (silicone da 6 ai 12 mesi, plastica da 12 a 24 mesi e solo dopo il metallo) e che si dovrebbe sempre tenere a portata di mano una salviettina umida o una spugna per rimediare agli inevitabili incidenti di percorso e fargli inoltre capire che una volta sporcati ci si deve pulire.
Ancuni bimbi inizieranno a manifestare la voglia di mangiare da soli prima, altri dopo, tutto varia in funzione della loro personalita'. Sta a noi captare i primi segnali e incentivare la loro voglia di autonomia. Come sempre il segreto e' quello di armarsi di taaaaaanta pazienza e le soddisfazioni non tarderanno ad arrivate!

8 gen 2015

Laviamo i denti!

Lorenzo e' arrivato a quota 8 dentini e qualche mese fa ho iniziato a chiedermi quando sarebbe stato oppurtuno iniziare con l'igiene orale. Il pediatra non mi ha mai detto nulla a riguardo e sinceramente sono rabbrividita nello scoprire che avrei SEMPRE dovuto farlo, anche quando di dentini non c'era neppure l'ombra!! 



Fin da neonati e' infatti consigliato procedere alla pulizia delle gengive e dell'interno delle mascelle massaggiandole delicatamente con l'ausilio di piccole garze. Non e' necessario bagnarle con l'acqua in quanto la saliva sara' sufficiente. 
Con la comparsa dei primi dentini (e comunque intorno ai 12 mesi) si puo' iniziare ad usare uno spazzolino apposito per neonati (morbidissimo), l'uso del dentifrico sara' invece necessario solo dopo i 3 anni (volendo esistono comunque in commercio prodotti senza fluoro). 
Dai 4 anni in poi la tecnica di spazzolamento dovrebbe diventare corretta e intorno ai 6 anni potranno iniziare ad usare il dentifricio dei grandi (la quantita' corretta e' pari a quella di un chicco di riso). 
E' importante scegliere sempre spazzolini adatti alla loro eta', con setole e impugnature adeguate.
Per quanto riguarda il filo interdentale il consiglio e' di passarlo ogni tanto fin dalla comparsa dei primi denti, aumentando la frequenza dopo i 6/7 anni quando il bimbo sara' gia' in grado di usarlo da solo. L'ideale sarebbe arrivare ad usarlo almeno una volta al giorno.
Lo spazzolino va passato dall'alto verso il basso e viceversa, prima sull'arcata superiore e poi su quella inferiore. Il movimento deve essere rotatorio, facendo piccoli cerchi in senso orario sulla dentatura e deve durare minimo 1 minuto. 
Personalmente ho iniziato ad usare lo spazzolino massaggiagengive al compimento di 1 anno di Lorenzo. Se avessi saputo della sua esistenza avrei iniziato molto prima!!! 



Lui lo adorava in quanto rimuove la placca e i residui di cibo massaggiando piacevolmente le gengive, ottimo quando i bimbi soffrono del fastidioso prurito dovuto ai dentini in arrivo. Recentemente abbiamo acquistato uno spazzolino morbido e ho iniziato ad usare quello per la pulizia dopo i pasti. Ovviamente lui non capisce l'importanza di una corretta igiene orale, non gli piace lavarsi i denti, non vuole saperne di spazzolare e vive questo momento come un gioco ed una occasione per mangiare il dentifricio senza fluoro al sapore di frutta tropicale che papa' gli ha comprato... Avendo 1 anno e 5 mesi si trova inoltre nella fase "faccio da solo", provate a togliergli lo spazzolino di mano per lavare correttamente i suoi dentini e vedrete le reazioni! Quindi in realta' gli do' lo spazzolino, lo lascio giocare e continuo ad usare il massaggiagengive per realizzare la pulizia orale...
Ecco alcuni consigli raccolti in questi giorni nel web per riuscire nell'intento di lavare i denti alle nostre piccole pesti:
- Trasformarlo in un gioco (ballare, cantare, divertirsi insomma). Esistono addirittura app per smatphone che possono venirci in aiuto (Brush with Jackson, Star teeth...)


- Creare un "momento famiglia" ovvero lavarsi i denti tutti insieme per dare il buon esempio.
- Lasciare il bimbo lavarsi i denti da solo ma poi lavarli nuovamente.
- Per i bimbi piu' grandi creare una tabella dove attaccare un adesivo ogni volta che si lava i denti.
- Fingere che ci siano germi, animali, soldatini, qualsiasi cosa che la fantasia ti suggerisca e spazzola nel punto in cui sono stati avvistati.
Probabilmente se avessi fin da subito usato le garze per la pulizia quotidiana delle gengive si sarebbe abituato a questa sana abitudine e mi avrebbe permesso di lavargli i denti senza fare capricci. Un'altra battaglia ci aspetta, vediamo se vincero' io oppure la carie!

7 gen 2015

Addio notti insonni?

Cosleeping, metodo di Tracy Hogg o Estivill? Sono certa che molte di voi gia' avranno capito di cosa sto parlando. Uno dei principali problemi di noi mamme e' infatti quello di insegnare ai nostri piccoli a prendere sonno da soli, in modo da evitare ripetuti risvegli notturni di entrambi con conseguenti notti passate piu' o meno in bianco. La cosa di cui sento piu' la mancanza della mia vita pre-mamma sono infatti quelle meravigliose dormite di 10/12 ore di fila. Che lontano ricordo! Al solo pensiero quasi mi commuovo... 

A parte gli scherzi Lorenzo ha oramai 1 anno e 5 mesi e non prende sonno da solo. Vuole essere cullato mentre gli canto una ninna nanna e questo comporta frequenti risvegli notturni in cui scende dal suo lettino e si presenta nella camera di mamma e papa' per essere riaddormentato.  Per tornare a fare la nanna chiede di essere allattato e non c'e' verso di dissuaderlo, piange e strilla cosi' tanto da renderlo nervoso e fargli passare il sonno del tutto. Io non ce la faccio piu' a dormire poco e male quindi mi sto documentando sui possibili modi di risolvere questo problema.
Prima dell'anno e' normale che i bambini si sveglino spesso in quanto stanno apprendendo come dormire ma dopo i 12 mesi dovrebbero essere in grado di riposare 6 ore di fila. Bisogna tener presente pero' che tra gli 8 e i 18 mesi puo' verificarsi la cosidetta "ansia da separazione". Questa scompare entro i 3 anni ma non puo' essere ignorata. Il bambino soffre il distacco della mamma e quando si sveglia ha bisogno di essere preso in braccio e rincuorato.
Secondo gli esperti e' necessario prima di tutto un rituale da ripetere al momento della nanna per far capire al bimbo che e' arrivata l'ora di dormire (giocare, leggere, fare un bagno caldo, mettere il pigiama, cantare, avvolgerlo in una coperta e infine spegnere la luce). Ai primi segnali di stanchezza (sbadigli, tirarsi le orecchie, grattarsi il viso, inarcare la schiena...) il bambino va portato nel suo lettino, e' importante infatti che si addormenti nello stesso posto in cui poi dormira' e si svegliera' (a nessuno di noi piacerebbe addormentarsi in salotto per poi risvegliarsi in camera da letto). Bisogna evitare di addormentarlo allattandolo o cullandolo. 
Facile a dirsi, difficile a farsi. Addormentare un bimbo puo' essere un'impresa difficile e snervante, per questo e' bene abituare i nostri piccoli fin da neonati. Una delle regole fondamentali e' quella di evitare di dare biberon o offrire il seno durante la notte dopo i 4-6 mesi. Il piccolo a quell'eta' se ha fatto pasti regolari non ha bisogno di mangiare la notte e dargli seno o biberon ogni qualvolta si sveglia diventera' l'unico mezzo per farlo addormentare (come e' successo alla sottoscritta). Ogni cosa che facciamo insegna infatti qualcosa al bambino. Se lo addormentiamo cullandolo o allattandolo e' come se gli dicessimo "e' cosi' che ci si addormenta". Tutti i bambini si svegliano tra le due e le sei volte per notte, e' normale, ma se un bambino ogni volta viene cullato, nutrito, coccolato per farlo addormentare si aspettera' che lo facciamo ogni volta che si sveglia.
Esclusa la presenza di motivi psicologici o fisici, in caso il bimbo pianga di notte sarebbe opportuno dopo il 9 mese di vita entrare nella stanza, tranquillizzarlo con una carezza (senza prenderlo in braccio!) ed uscire quando e' ancora sveglio. Ad ogni successivo risveglio bisognerebbe allungare l'intervallo di attesa prima di entrare nella sua stanzetta passando da 30 secondi a 50, un minuto e cosi' via finche' il bimbo si addormentera' da solo. Nei giorni seguenti i tempi di attesa andranno raddoppiati (invece che da 30 secondi la seconda notte si partira' da 60) e nel giro di una settimana le cose dovrebbero migliorare regalando a mamma e piccino un sonno tranquillo. Certo sono necessarie costanza e zero sensi di colpa (il bimbo non sta subendo alcun trauma), ma da mamma comprendo che non sia semplicissimo. 
Anche un oggetto come ad esempio una coperta o un animale di stoffa che acquisisca l'odore materno puo' calmare e aiutare il bimbo a riaddormentarsi, bastera' che la mamma dorma alcune notti con questo "oggetto di transizione". 
Ci sono alcuni alimenti inoltre che sembra concilino il sonno: i cereali (orzo, avena e riso), la frutta cotta, il pesce, il pollo, i legumi e gli ortaggi verdi. Tentar non nuoce...
E per le mamme che come me hanno gia' fatto danni? Come rimuovere questa associazione fortissima tra fare la nanna e succhiare? Esiste un metodo chiamato "rimozione dolce in stile Pantley". Si deve scegliere una serata in cui si notano segnali di sonno ed il bimbo sta bene. Si procede poi a farlo addormentare come si e' abituate (col biberon, il ciuccio o il seno) pero' anziche' lasciarlo addormentare appena si nota che il bimbo e' in dormiveglia si sfila con delicatezza il capezzolo o il ciuccio o il biberon. In caso il bimbo li cerchi si tocchera' dolcemente sotto il mento o sulle labbra per aiutarlo a chiudere la bocca. Se il bimbo non si calma allora si offrira' di nuovo il seno etc, finche' non sembri di nuovo quasi addormentato per procedere nuovamente. Possono essere necessari fino a 5 tentativi ma in genere oltre questi il bimbo si addormentera'. In questo modo diventera' naturale per lui cercare sempre meno un supporto esterno per dormire migliorando cosi' il sonno notturno. 
I bambini hanno bisogno di imparare ad addormentarsi da soli ma anche di sentirsi confortati quando sono in difficolta', allo stesso tempo noi genitori abbiamo il diritto di avere un riposo adeguato e momenti per noi stessi. Personalmente provero' da oggi a correggere le cattive abitudini che ho dato a Lorenzo. Sostituiremo le coccole con la lettura di una bella favola e tenteremo di abolire gradualmente le poppate notturne. Non so se riusciro' nei miei intenti,  mi consola il fatto che tutti i bambini prima o poi dormono tutta la notte, anche quelli cullati o allattati a richiesta giorno e notte. Speriamo che questo "prima o poi" non sia cosi' lontano...

6 gen 2015

Come sopravvivere ad una giornata di pioggia


Nel mio post di ieri ho parlato di come costruire un sano rapporto tra i nostri piccoli e le tecnologie. Analizzando i vari pro e contro dell’uso di app etc sono giunta alla conclusione che sia opportuno limitare a 2 ore giornaliere l’uso di televisione, playstation, tablet, smartphone e quant’altro... 
Nei giorni di sole possiamo proporre loro attivita’ alternative da fare all’aperto ma come sopravvivere in quelli di pioggia? 


Ecco di seguito alcune idee per combattere la noia di grandi e piccini raccolte qua e la nel web:
- Giocare con le costruzioni (chi fa la torre piu’ alta, chi costruisce la citta’ piu’ grande...)



- Preparare la merenda (una torta, dei panini, pop-corn...)
- Dipingere con aquarelli, pennarelli o colori a cera (in un foglio grande steso per terra dove disegnare tutti insieme)



- Fare un puzzle (la gara puo’ consistere in chi termina prima una parte del puzzle)



- Costruire degli origami (oltre al famoso aeroplano in internet si possono trovare molti altri suggerimenti)


- Fare un gioco in scatola (Domino, Memory, L’allegro chirurgo, Twister...)
- Costruire una pista per macchinine con scotch adesivo.



- Leggere un libro (si puo’ montare una tenda con dei cuscini e delle coperte e creare un ambiente misterioso dove leggere magari con l’ausilio della luce di una torcia)



- Teatro delle marionette (i personaggi possono essere creati con dei calzini e il teatro montato usando scatole di cartone e pezzi di stoffa o carta velina)



- Gioco dei travestimenti (rovistando nell’armadio di mamma e papa’ o nel baule della nonna)



- Costruire una casa delle bambole o una fattoria degli animali (utilizzando scatoloni vuoti da ritagliare ed incollare, carta velina, brillantini, stoffa, plastilina...)





- Comporre collage con carta, stoffa, riso, pasta...






- Costruire strumenti musicali (maracas con bottiglie di plastica riempite di sassolini, riso, bottoni, batteria usando pentole, coperchi di alluminio e cucchiaioni di legno o metallo, tamburello con una pelle di daino legata con l’ausilio di una corda ad una scatola...)



- Cantare canzoncine e filastrocche (Se sei felice, Il coccodrillo come fa, Giro girotondo, Ci vuole un fiore, Fra Martino...) La mia preferita resta “L’arca di Noe” (Ci son due coccodrilli ed un orango tango...)
- Modellare la pasta di sale (utilizzate una tazza di sale, 2 tazze di farina e acqua quanto basta per ottenere un impasto malleabile ma non troppo morbido e che non si attacchi alle dita quando lo lavorate. Impastate il tutto finche’ gli ingredienti non si siano amalgamati. Potete colorare gli oggetti dopo la cottura con acquerelli, tempere o colori acrilici oppure colorare la pasta prima di creare gli oggetti)




Anche una giornata uggiosa puo’ rivelarsi una opportunita’ di stare insieme riscoprendo la gioia ed il piacere di inventare giochi e creare piccoli lavoretti che alimentano la fantasia dei nostri piccoli. Io e Lorenzo adoriamo disegnare, cantare filastrocche e leggere libri nascosti nella tenda in cameretta.

E voi che ne pensate? Quali sono i giochi preferiti dai vostri bimbi quando piove?